L’essere umano nasce all’interno di una rete di legami, e potremmo in un certo senso dire che non esiste Soggetto, nel senso psicoanalitico, senza l’Altro. La vita umana è quindi la storia delle vicende, più meno articolate e complesse, attraverso cui questi legami sociali – legami simbolici – si sono strutturati, serrati, allentati o disgregati.
Ogni incontro che facciamo con l’Altro implica una dialettica – mai semplice – fra il sentirlo simile a noi e la sua, contestuale, irriducibile diversità.
Prova di quanto questo incontro-scontro possa essere problematico è esperienza comune, oltre che dato clinico:
- – crisi di coppia, separazioni, fine di un legame affettivo,
- – famiglie che devono fronteggiare radicali cambiamenti di assetto, come ad es. per la nascita di un figlio o per la perdita di un genitore,
- – difficoltà nell’affrontare i diversi passaggi del ciclo di vita, proprio o dei propri cari: adolescenza dei figli, “sindrome del nido vuoto”, menopausa, pensionamento, necessità di divenire care-giver di un anziano,
- – Impasse relazionali in ambito professionale o amicale,
sono solo alcuni esempi di situazioni che possono condurre a fratture dolorose del senso di sé, con correlati sintomatici di ansia, rabbia, somatizzazioni, stati depressivi, e così via.
Lavorare sulla ricostruzione della storia del legame, su quanto tale relazione abbia annodato qualcosa – sul registro Simbolico, Immaginario e Reale, per dirla con Lacan – della questione traumatica propria di ogni soggetto, è il lavoro che un percorso di cura orientato dalla psicoanalisi può contribuire a realizzare, permettendo al soggetto di affrontare le esperienze difficili in modo nuovo e con maggior efficacia.