Non tutte le modificazioni del tono dell’umore sono da considerarsi patologiche. A tutti capita di provare, in alcuni momenti della propria vita, sentimenti come tristezza, sconforto, pessimismo. Essere tristi è normale e fa parte dell’esperienza umana. Ma in un soggetto sano, queste sensazioni hanno di solito durata breve e transitoria.
Esistono forme di tristezza o umore depresso originate da episodi esistenziali, quali ad esempio perdite, lutti, difficoltà occupazionali o lavorative, separazioni, diagnosi di malattie fisiche… sono forme sintomatiche che definiamo “reattive”, ovvero delle reazioni a eventi stressanti, ma che possono condurre a crisi a livello personale, sociale o lavorativo, e per le quali una consultazione psicologica può essere molto utile.
La definizione “depressione” è dunque una “parola-valigia”, ovvero un contenitore di numerose e diverse realtà, esperienziali e cliniche. Poiché – dunque – esistono diverse forme cliniche di depressione, è opportuno delinearne i confini in maniera attendibile, tanto che risulterebbe più corretto parlare di “depressioni”. Inoltre, non tutte le persone che si dicono “depresse” possono essere diagnosticate come depresse, così come non tutte le persone che possono essere diagnosticate come depresse dicono di esserlo, rendendo quindi necessaria un’attenta disamina del fenomeno.
I disturbi dell’umore, talvolta, possono avere un’espressione sintomatica opposta alla depressione: eccitabilità, aggressività, iperattività… seppur spesso in alternanza con fasi di tipo francamente depressivo.