Lo strumento del gruppo di terapia in una prospettiva psicoanalitica ha un’utilità specifica in particolare per i disturbi che hanno a che fare con il “corpo”: disturbi alimentari, dipendenze, autolesionismo, psicosomatica, ritiro sociale… per questo è particolarmente efficace nel lavoro con i giovani e gli adolescenti.
Il gruppo garantisce il contenimento delle emozioni, il rispecchiamento fra simili, costituendo una facilitazione – per il soggetto che percepisce l’Altro come diverso, frammentato, quando non persecutorio – e facendolo rientrare nel processo di alienazione e separazione in modo “sufficientemente umanizzato” (E. Croce 2002).
In molti dialetti del nord Italia il termine “gruppo” significa “nodo”. Il gruppo psicoanalitico però è un gruppo che mira ad essere un po’ “sgruppato”, restituendo a ciascun membro del gruppo la sua questione soggettiva, e favorendo quella “fraternità discreta” che Lacan contrappone al gruppo-massa dell’identificazione amorosa, o speculare.
A partire dal sorgere della questione soggettiva, singolare per ciascuno, il gruppo può divenire un luogo ove far sorgere una domanda di analisi.